Il miracolo del Pane

Apr 12, 2024 | Uncategorized

Grano e pane, rappresentano un simbolo antichissimo di rinascita e prosperità della civiltà mediterranea e sono tra i protagonisti più sentiti della tradizione popolare sarda.

Preparare il pane, nella sua semplice complessità, richiedeva tempo, attenzione e cura, che dimostravano tutto l’amore materno nei confronti dei propri congiunti.

Il pane che odora di fieno, appena estratto dal forno, che profuma di buono, che scalda le mani e il cuore, esprime più di qualsiasi altro alimento, l’accoglienza e l’ospitalità che rappresenta il carattere della Sardegna.

Grazia Deledda, nella novella Pane Casalingo, racconta dei gesti attenti che venivano compiuti in una sorta di rito religioso, che si ripeteva in una infinita esperienza sensoriale e che riempiva di significato questa quotidiana scena casalinga.

“Fare il pane in casa, come tuttora si usa in moltissime case anche borghesi delle provincie italiane, non è una cosa facile e semplice quale si potrebbe credere. Mia madre, nella nostra casa di Nuoro, giunto il momento d’iniziare la faccenda, prendeva un aspetto più del solito attento, serio, quasi sacerdotale.

La mano sottile ed esperta provava, versava, palpava il contenuto delle corbe di asfodelo, preparava il largo canestro, i setacci col fondo di seta, i vagli sottili e lucenti come intessuti di fili d’oro; separava la farina dalla crusca, il fiore bianco della farina da quello bruno, il semolino dalla semola color d’avorio. Ella ne usciva tutta incipriata, pronta come per una festa.

Veniva poi fuori il lievito, dal ripostiglio dove, entro una scodella dorata che sembrava un vaso sacro. Lo si conservava dall’una all’altra cottura del pane. E sopra il mucchio che lo accoglieva e seppelliva, sciolto come una linfa vitale, la mano bianca di farina segnava una croce. Croce che veniva ripetuta sul viso prono come a specchiarsi nel cerchio della corba preziosa.

Del pane fresco ne veniva mandato uno o due in regalo a parenti e vicini di casa, che a loro volta lo restituivano nei giorni della loro cottura. Se capitava un amico, od anche un occulto nemico, e soprattutto un povero o un mendicante, si ripeteva l’offerta. E se il mendicante arrivava per caso di lontano ed era sconosciuto, pensavano che potesse nascondere la persona di Lui. Lui! Il solo che può prendere migliaia e migliaia di forme per provare il cuore del prossimo. Lui, che scelse appunto il pane per la sua comunione d’amore con l’uomo”.

Oggi, i campi del Sinis e della Marmilla, grazie all’attento lavoro dei contadini che fanno parte della filiera del grano coltivato e trasformato in Sardegna Sardo Sole, producono le preziose spighe maturate al sole. Dalla loro macinazione si ottengono farine e semole di altissima qualità con le quali si prepara un pane, tanto ricco e buono, che non ha bisogno di null’altro per essere gustato al meglio.

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